Salute riproduttiva delle specie marine: cosa ci raccontano gli ormoni

Le analisi condotte da UNICA si integrano con quelle di UNIME, che approfondiscono gli effetti cellulari e metabolici degli stessi fattori di stress attraverso tecniche di metabolomica ambientale.

Misurare la salute di un ecosistema marino significa anche osservare da vicino ciò che accade dentro gli organismi che lo abitano. Per questo motivo, all’interno del progetto HEASY, i ricercatori stanno studiando i processi riproduttivi di alcune specie marine come indicatori chiave degli effetti dell’inquinamento e dei cambiamenti ambientali.

Uno degli strumenti più significativi in questa direzione è l’analisi della vitellogenina, una proteina precursore del tuorlo presente normalmente nelle femmine durante il periodo riproduttivo, ma che può essere prodotta anche nei maschi in presenza di interferenti endocrini. La presenza o l’alterazione dei livelli di questa sostanza è quindi un segnale biologico utile per rilevare squilibri ormonali indotti da contaminanti ambientali.

I campioni vengono raccolti in aree costiere della Sardegna, caratterizzate da diversi gradi di impatto ambientale. Le specie selezionate includono pesci ossei come le triglie, crostacei come le aragoste e molluschi bivalvi come i mitili, scelti per il loro ruolo ecologico e commerciale. Le analisi vengono effettuate nei periodi riproduttivi, per individuare eventuali anomalie nei picchi ormonali che regolano la maturazione e la deposizione delle uova.

In parallelo, si valutano le possibili correlazioni tra le alterazioni ormonali e la presenza di contaminanti emergenti, come microplastiche o sostanze a effetto estrogenico, presenti nei tessuti o nell’ambiente. In alcuni casi, questi composti possono aumentare o ridurre la produzione di vitellogenina, compromettendo la capacità riproduttiva degli individui e, di conseguenza, l’equilibrio delle popolazioni marine.

Le analisi condotte da UNICA si integrano con quelle di UNIME, che approfondiscono gli effetti cellulari e metabolici degli stessi fattori di stress attraverso tecniche di metabolomica ambientale. Questa sinergia tra approcci diversi consente di costruire un quadro più completo e multidimensionale della salute degli organismi e del loro habitat.L’obiettivo è duplice: da un lato, raccogliere dati affidabili per valutare l’impatto degli inquinanti sulla riproduzione delle specie marine; dall’altro, contribuire alla definizione di indicatori biologici sensibili da utilizzare nel monitoraggio ambientale, anche in ottica di prevenzione e gestione sostenibile.

Heasy è un progetto finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU, nell’ambito del NBFC – National Biodiversity Future Center – Spoke 1.Un progetto realizzato da Università degli Studi di Messina, Università degli Studi di Cagliari, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, Southside Consulting e Cloudia Research.

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